PAESAGGI CONFLITTUALI: RISORSE ONLINE PER LA GEOGRAFIA SOCIALE DEI CONFLITTI SUL PAESAGGIO

di Alessandro Mengozzi

Territorio/paesaggio, conflitto e comitati sono le parole chiave che tengono insieme alcuni progetti, avviati alcuni anni  fa, che utilizzano piattaforme WebGIS (Sistema Informativo Geografico con interfaccia Web). Potrebbero essere buone fonti per lo studio dei cambiamenti in corso e nello stesso tempo uno strumento per l’incremento della visibilità del sapere geografico e di tutte le scienze sociali che si occupano di territorio.  

 

Il progetto NIMBY Forum, è una delle prime iniziative ad occuparsi della questione. Nel 2004 parte l’osservatorio sulle controversie relative alle infrastrutture: le “grandi opere”.  Il metodo di rilevazione è quello di un tipico “osservatorio media”: esso infatti non osserva il fenomeno NIMBY ma come il fenomeno NIMBY viene rappresentato dai media, in particolare negli articoli della stampa locale.

 

Una modalità efficace per fornire una panoramica completa su scala nazionale delle contestazioni, ma senz’altro limitante per un’analisi appena un po’ più approfondita del fenomeno.

 

Curato dalla società Aris di Milano, costituita da docenti Bocconi, il progetto è patrocinato dal Governo, con partecipazione delle più grandi società che operano nei settori delle infrastrutture stradali, energetiche, dell’acqua e dei rifiuti, un’ associazione ambientalista  (Amici della Terra) e una dei consumatori (Associazione Consumatori Utenti).  Le relazioni contenute nelle pubblicazioni contengono comunque punti di vista diversi e negli ultimi rapporti si ha la sensazione che il NIMBY non sia proprio una ‘sindrome’ e che dietro alle contestazioni ci siano ragioni in grado di incidere sull’esito dei progetti, uscire dalla prossimità e creare alleanze con più attori su più scale, anche mondiali, in grado di condizionare il siting e le strategie; questioni che attendono da tempo una ristrutturazione della governance in chiave maggiormente partecipativa.

 

La MAPPATURA delle contestazioni realizzata da L’Espresso, sulla base dei dati forniti dall’osservatorio, dovrebbe offrire un quadro italiano abbastanza completo, ma è approssimativa (le localizzazioni non sono esatte, i punti sono centrati sulla piazza del comune di riferimento e non sulle coordinate dell’infrastruttura). La struttura del sito NIMBY Forum permette un certo livello di interattività con eventuali utenti volonterosi, anche se bassa, e fornisce preziose informazioni, abbastanza precise, sull’evoluzione delle controversie: tali dati si rilevano particolarmente interessanti nel momento degli aggiornamenti a fine anno, quando viene rilevata la scomparsa di un certo numero di infrastrutture dal database e vengono fornite le motivazioni che ne giustificano la sparizione: progetto ritirato dal proponente, bloccato per indagini magistratura, progetto fermo da riesaminare, progetto bocciato dall’ente, progetto realizzato.    

 

Qualche anno più tardi vengono avviati altri due progetti sul tema; la scala è regionale (Veneto e Toscana) e la copertura informativa è disomogenea, tuttavia sono modelli di indagine avanzata che lasciano intravedere prospettive di sviluppo interessanti.   

 

Il primo è PAESAGGI VENETI SOS avviato nel 2007, promosso dal poeta Andrea Zanzotto e curato dai geografi dell’Università di Padova (Massimo De Marchi e Mauro Varotto), Venezia Ca’ Foscari (Francesco Vallerani), IUAV (Domenico Patassini) e Università di Trieste (Alessandro Giadrossi, CIGRA). Ad essi si affianca la Fondazione Benetton Studi e Ricerche, il FAI e Italia Nostra.

 

Si tratta di un sito/osservatorio di geografia sociale, di lettura del paesaggio e delle sue percezioni sociali attive attraverso l’iniziativa dei comitati spontanei, dove oltre alle risorse più tipiche di un sito web è possibile trovare articoli (per ora uno solo), report scientifici (ancora nessuno) e un geodatabase dei comitati veneti. Ad esso è collegata l’associazione GEOGRAFICAMENTE con un blog molto vivace che lega Università e iniziative nel sociale, attualità, educazione alla geografia e all’ambiente.   

 

Il secondo progetto è  TERRITORIALMENTE avviato nel 2007 dalla rete toscana dei comitati coordinata da Asor Rosa che vanta un “consiglio” scientifico di circa 40 esperti, di cui 3 geografi.  

 

Entrambi sono WebGIS partecipativi sul paesaggio aperti alla collaborazione con gli utenti ma propongono due rappresentazioni diverse: quello veneto ha un approccio costruttivista,  i punti sulla mappa sono comitati, si possono effettuare interrogazioni che permettono un’analisi delle reti: alleanze (e contese) con altri comitati, associazioni, partiti, autorità locali suddivise per scala di governo; anno di attivazione e cessazione del comitato; descrizione della questione contestata o difesa e link ai siti degli attori.  Qui il paesaggio si presenta con tutto il suo carico di trasformazioni contestate, ma ci sono anche (pochi) casi in cui i comitati attuano una sorta di protezione sussidiaria, attiva o desiderata, nei confronti di alcuni luoghi. Secondo questa modalità, il paesaggio esiste come attante (1) ma in forma generica, con una descrizione molto sintetica, povera di informazioni, non localizzata e documentata. Tuttavia le questioni attuali e trascorse che interessano l’attivazione di comitati in Veneto sono talmente numerose che un censimento completo e dettagliato si presenterebbe abbastanza impressionante.  

 

Quello toscano adotta un approccio sempre discorsivo, ma più realista, il paesaggio esiste ed è al centro dell’opera, nell’ambito delle sue potenziali devastazioni, che nella carta di TOSCANA INFELIX sono i punti, le linee e le aree interessate dalle proposte  trasformative (urbanistica, edilizia, strade, discariche, inceneritori, gassificatori), sulle quali si aprono schede descrittive corredate da carte e immagini, collegamenti a wikimapia e rassegne stampa. Le descrizioni del paesaggio come attante di questioni controverse sono molto più ricche del precedente (per lo meno nelle intenzioni generali, anche se  capita di trovare diversi casi non interamente compilati o poveri di informazioni), ma si espone chiaramente a letture più unilateriali. Le schede sono compilate dai curatori anche grazie alla collaborazione dei comitati di riferimento dei quali si trovano i link. Il suo posizionamento è decisamente più militante (infatti è un sito dei comitati non un sito sui comitati) e percorre un’idea di paesaggio ben più definita rispetto al progetto veneto che rimane più orientato a mettere in evidenza le carenze nelle capacità di governo, legittimazione e mediazione politica del territorio, più che contestarne le singole scelte.

 

Per concludere, vorrei riassumere come i tre progetti propongano tre modelli diversi per: approcci di lettura del paesaggio, reti collaborative, percorso e ruolo degli studiosi.

 

Il primo (Forum NIMBY) ci offre una lettura mediatizzata che parte nell’analisi dai costi delle resistenze allo “sviluppo” nazionale, cercando poi di coglierne il senso, il paesaggio non è considerato come focus e non è nemmeno citato nelle rilevazioni tra le ragioni pro o contro le nuove infrastrutture, è un termine molto poco utilizzato non solo nei media, rispetto al più generico ‘ambiente’, ma anche dai comitati; la rete del progetto vede tra i suoi “attanti” il governo e grandi società delle infrastrutture; gli studiosi, con formazione prevalentemente economica-manageriale, provengono da atenei e società private; l’interazione effettiva e potenziale con l’ambiente sociale è bassa, ma abbastanza aperta a punti di vista diversi.

 

Nel secondo (Paesaggi Veneti SOS) lo sguardo regionale porta al centro dell’osservazione il paesaggio. Il suo valore è il focus del progetto, anche se il valore non è fissato dall’osservazione, ma viene affidato alla percezione sociale, attiva, spontanea, organizzata in comitati. La rete del progetto non ha un sostegno economico come la precedente; oltre a 4 università statali, c’è una fondazione (Studi e Ricerche Benetton, che non contribuisce economicamente) e alcune associazioni nazionali ambientaliste, di tipo conservazionistico. Gli studiosi/curatori sono 3 geografi e 2 analisti del territorio (urbanistica e diritto). Sebbene l’interazione sociale effettiva sia da verificare quella potenziale è alta, come l’apertura a diversi punti di vista.

 

Il terzo (Territorialmente) come il precedente porta al centro dell’osservazione il paesaggio/territorio e il suo valore. Il valore è fissato alla percezione degli abitanti ma soprattutto all’osservazione esperta dei molti studiosi che collaborano alla Rete dei Comitati toscani. E’ un’organizzazione ombrello che si autofinanzia tramite le adesioni di numerosi comitati e associazioni ambientaliste toscane. Gli studiosi sono analisti del territorio di cui alcuni geografi. L’interazione effettiva è alta, finalizzata all’azione efficace di difesa e lobbying, ma risente nell’apertura a diversi punti di vista.  

 

(1) Il concetto deriva dalla semiotica e gli autori della Action-Network Theory – ANT (Bruno Latour, John Law, Michel Callon) ne sono i principali utilizzatori. Essi puntano su una definizione di attore fuori dalla sua intenzionalità, come entità umana o non umana, denominato attante, che esiste solo se osservato in una rete, e che, con la sua (re)azione sposta, muta, crea una differenza nel network, di posizione, di direzione, di alleanze. Questo filone di ricerca sociale ha sviluppato un’interessante strumento di analisi denominato ‘cartografia delle controversie’ che sarebbe interessante affiancare ad approcci più geografici come quelli discussi nel testo. Per una rapida rassegna della teoria e dei suoi strumenti vedi Venturini T. (2008). Piccola introduzione alla cartografia delle controversie, Etnografia e ricerca qualitativa, vol. 3.

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